«Ringrazio tutti per essere venuti qui a mangiare e a bere con me, questa è la vita buona». Per raccontare la serata in onore del grande alpinista francese di origine malenca Robert Flemattipartiamo dalla fine, dalle sue parole pronunciate in un italiano un po’ così, ovviamente, ma che hanno saputo dipingere perfettamente il senso della serata organizzata in suo onore dall’Unione dei Comuni di Spriana e Torre Santa Maria, con il prezioso contributo della Pro loco di Spriana e anche di Elio Parolini, Angelo Schena della Fondazione Bombardieri, Giorgio Nana, la sezione valtellinese del Cai e Giuseppe “Popi” Miotti, colui che ha ritrovato, in Francia, Flematti.
C’erano quasi centocinquanta persone al Polifunzionale di Spriana, più degli abitanti, una novantina in tutto. Ci tenevano tantissimo gli abitanti di Spriana a rendere omaggio al loro illustre concittadino; in suo onore hanno organizzato una festa bellissima, semplice, proprio come – ne erano sicuri – sarebbe piaciuta a lui che in fondo è malenco come loro, una persona quindi molto riservata ma di grande cuore e generosità.
La serata è iniziata puntuale alle 19 con una cena a base di pizzoccheri preparati magistralmente da Sergio Piani e che sono stati molto graditi da “Umberto”, come tutti qui chiamano Robert Flematti: sì, perché Umberto è il suo nome originario, di quando ancora viveva a Spriana, dove è nato nel 1942: «In realtà – spiega il sindaco di Spriana Ivo Del Maffeo – Umberto è nato a Prato, frazione e quindi territorio di Torre Santa Maria, ma da genitori di Spriana che hanno mantenuto qui la residenza; per questo, alla nascita Umberto fu perciò registrato sia a Torre che a Spriana».
Nel 1946, insieme alla madre e a suo fratello, Robert Flematti partì per un lunghissimo viaggio alla volta dei Pirenei: attraversò clandestinamente il confine con la Francia e percorse quasi 300 chilometri a piedi prima di raggiungere il padre che lavorava a una diga sui Pirenei. Nel 1949 divenne cittadino di Arrens e il nome cambiò da Umberto a Robert. Grande appassionato di montagna, divenne una stimata guida alpina; successivamente – insieme a un altro grande alpinista francese, René Desmaison – ha compiuto grandissime imprese, come, negli anni Sessanta, la scalata del Balaïtous, una delle vette pirenaiche più conosciute, celebri e difficili.
«La fibra di quest’uomo deriva dalle sue origini malenche e da tutte le peripezie che ha dovuto affrontare nella sua vita, prima tra tutte il viaggio per raggiungere suo padre», ha affermato Giuseppe Miotti prima della consegna di alcuni riconoscimenti a Robert Flematti e prima della messa in onda di un documentario a lui dedicato, “Le voyage d’Umberto”. È stato girato dal Team Les Collets che ne ricostruito la sua storia: i protagonisti sono quattro guide alpine francesi – Paul Bonhomme, Romain Da Fonseca, Bastien Gerland e Didier Angelloz – che hanno voluto omaggiare la grandezza di questo alpinista venuto da un luogo “a nord di Milano”, come dicono all’inizio del film.
È bello vedere come questi quattro alpinisti transalpini si emozionino – durante la scalata al Balaïtous – quando, lungo una parete, si imbattono in chiodi e attrezzature di cinquant’anni fa, testimonianze del passaggio di Robert Flematti: «In montagna, quel che conta è la condivisione – affermano -; in questo caso una condivisione tra generazioni». Fonte: laprovinciadisondrio.it