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Tornadri: Ecomuseo Minerario della Bagnada

La ricchezza delle risorse minerarie della Valmalenco (SO) ha giocato un ruolo fondamentale sia per l’economia locale sia per la ricerca scientifica, costituendo con la sua varietà di minerali un polo di attrazione su scala internazionale.

Nel corso del secolo scorso, l’evoluzione tecnologica ha apportato alle modalità di estrazione dei minerali profondi cambiamenti in termini di modernità, ciò nonostante non ha potuto cancellare la memoria storica che la Bagnada, Miniera di Talco dismessa divenuta Museo, vuole oggi testimoniare.

fonte: www.minieradellabagnada.it

Valtellina: 42ª festa Valtellinese nella capitale

Numerosi, come ogni anno, i convalligiani della capitale presenti alla tradizionale Festa Grande. Domenica 13 febbraio, alle ore 13, oltre 350 convenuti, molti con famiglia al completo, si sono ritrovati presso il ristorante “Rinaldo all’Acquedotto” sulla via Appia Nuova. In uno scenario prestigioso alle porte di Roma, la provincia di Sondrio era degnamente rappresentata, soprattutto la costiera dei Cech.

C’erano valtellinesi di Civo, Cevo, Roncaglia, Cercino, Traona, Dazio, Ardenno ed anche di Delebio, Morbegno, Valmasino, Sondrio, Lanzada, come pure di Tresivio, Ponte, Chiuro, Tirano, Grosio, Lovero, Livigno ed altri paesi, nonché valchia-vennaschi di Samolaco e Novate Mezzola.

fonte: vaol.it

Lanzada: Visita alla Centrale degli alunni della classe 5°della Scuola Primaria di Chiesa in Valmalenco

lo scorso 18 dicembre hanno effettuato una visita alla Centrale Idroelettrica di Lanzada. Ecco il racconto di uno degli alunni: “Alle ore nove, ci aspettava all’entrata il Sig Serafino Bardea, (l’addetto alla visita). Nell’atrio, ci ha illustrato due cartine: la prima rappresentava il corso dell’acqua dalla sorgente fino alla Centrale, mentre, la seconda mostrava il percorso dalla Centrale di Lanzada fino alla Centrale di Sondrio. Ci ha anche spiegato come funziona la Centrale stessa con i suoi componenti. L’acqua che scende dalle montagne viene incanalata in un bacino di raccolta cioè in un lago artificiale formato sbarrando il corso dell’acqua in una diga.”

fonte: qn.quotidiano.net

Bresaola della Valtellina: l’incontro tra gusto e salute

Vi siete mai chiesti perché le cose buone fanno male? Quale diabolico disegno ultraterreno può mai sottendere a questa dura legge? Si tratta forse soltanto di una preferenza psicologica verso il proibito, o ci sono motivazioni più concrete?

La necessità di dover assumere i nutrienti per sopravvivere, ha fatto sì che la predilezione alimentare fosse rivolta nell’antichità verso quei cibi che contenessero una maggiore quantità di grassi, di zuccheri e di proteine, proprio per poter accumulare le riserve per fronteggiare i periodi di carestia.

Oggi i tempi sono cambiati e problemi di reperimento del cibo non ce ne sono più, ma il patrimonio genetico è rimasto lo stesso, e ci ritroviamo così con questo retaggio ancestrale, costretti a dover rinunciare alle infinite sollecitazioni di un ambiente caratterizzato da una patologica sovrabbondanza di risorse alimentari.

Ma per fortuna a questa regola esistono delle eccezioni, nel senso che esistono anche alimenti buoni e non necessariamente nocivi per la salute. E una di queste eccezioni secondo noi è proprio la bresaola. Un alimento gustoso e al tempo stesso leggero, nutriente e povero di grassi. Basti pensare che 100 grammi di bresaola contengono solo 150 Kcal, ma danno un notevole apporto nutrizionale in termini di proteine (32 grammi), sali minerali (sodio: 1597 mg, potassio: 505 mg, fosforo 168 mg) e anche di vitamine.

Un alimento forse non giustamente valutato o a volte addirittura snobbato dalle tavole italiane. Ed è proprio a questo prodotto che vogliamo dedicare l’attenzione del presente articolo, per capirlo un po’ meglio e rivolgere ad esso le considerazioni che merita.

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fonte: lavinium.com

Film: “Sulle tracce della salamandra”

Il regista Pino Brambilla, Presidente della Commissione Cinematografica Centrale del CAI, ha realizzato questo importante documentario che racconta la storia dei minatori e delle donne che fin da giovanissimi, con grandi sacrifici e fatiche, erano impiegati nell’attività mineraria in Valmalenco, per quasi un secolo rivolta principalmente all’estrazione dell’amianto, minerale conosciuto nel medioevo col nome di “lana di salamandra”.

FILARE L’AMIANTO
Si deve a Candida Lena-Perpenti (nel ritratto), nata a Chiavenna nel 1764 dal padre medico Sebastiano Medina-Coeli oriundo di Lecco e da una Battistessa di Gordona, la riscoperta del sistema di filare l’amianto per farne abiti ignifughi per pompieri. Cominciò ad appassionarsi alle scienze naturali nello studio del padre, completando gli studi a Como.

fonte: vaol.it