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Valmalenco: La favola della buona notte, l’ha scritta e disegnata un maestro di sci della Valmalenco

Senzanome

La favola della buonanotte? Bello quando un papà la racconta alle sue bambine per farle addormentare. Per le piccole Giorgia e Sofia è ancora più bello perché la favola l’ha scritta è disegnata proprio il loro papà che nella vita non scrive favole e non disegna storie animate.

Dimenticate cavalieri, principesse, draghi e fate, “Le avventure di Joy” è una favola scritta da Stefano Belingheri – maestro di sci, allenatore di II livello e istruttore Nazionale di Sci alpino -, che ha come protagonista Joy, una palla di gomma rossa, che curiosando in un baule del nonno, in soffitta, trova un altro libro (“La scoperta dello sci”) che racconta di un luogo incantato, sconosciuto a tutti. Joy rimane affascinato e decide di partire alla ricerca della torta gigante meravigliosa dove è possibile sciare con sci biscotto, scendendo da montagne di panna montata. Una storia che trascina i piccoli lettori in un mondo colorato e pieno di fantasia.

Joy – il nome del protagonista – è mutuato da Enjoyski, una scuola sci, sci club e Onlus, di cui Stefano Belingheri è l’ideatore. Nata ai piedi del versante italiano del Pizzo Bernina, nel comprensorio dell’Alpe Palù, a due passi da Chiesa in Valmalenco, è diretta da Luca Bettineschi.

“Le avventure di Joy” è distribuito dalla casa editrice Dominus Produciton Baby, si può trovare su Amazon e in tutte le Librerie Paoline. Parte del ricavato viene devoluto per sostenere le attività delle persone con disabilità. Fonte e dettagli: bergamonews.it

Lanzada: Da Lanzada all’Emilia: un’amicizia di gusto tra gnocchi e pizzoccheri

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Un ponte ideale unisce Valmalenco ed Emilia Romagna. È il rapporto di amicizia, non ancora gemellaggio ufficiale (ma ci si sta lavorando) che si rinnoverà questo fine settimana tra Vetto frazione di Lanzada e l’omonimo comune della provincia di Reggio Emilia.
Un legame che si è stabilito tre anni fa tra una piccola comunità di montagna ed un paese di collina (450 metri sul livello del mare), uniti soltanto dal nome. Non pare ci siano, almeno allo stato attuale delle ricerche, rapporti di immigrazione od altro, però le relazioni tra le due realtà sono diventate rapidamente strette.
Ai primi di maggio del 2015 una delegazione malenca è stata accolta in trasferta in Emilia e la visita è stata ricambiata a Lanzada in settembre, poi i valtellinesi si sono recati nel Reggiano per la tradizionale Festa della castagna, come sarà anche quest’anno. Nel 2016 la Vetto emiliana ha “importato” lo gnocco fritto alla Sagra di Vetto malenca in agosto e i “cugini” hanno ricambiato ad ottobre con i pizzoccheri, così come l’anno successivo. Lo scorso agosto ancora emiliani ospiti alla Sagra con Lambrusco e Parmigiano e nel prossimo weekend la cortesia sarà ricambiata con la pizzoccherata. A Vetto si stanno allestendo due pullmini per l’occasione, con la regia di Luigi Parolini, presidente della Pro loco. Sono pronti a partire in una trentina.
La “scoperta” è avvenuta nel 2013 quando Rino Masa, nel fare ricerche sul web per il sito internet della Sagra si è imbattuto nell’”altra Vetto”. È iniziato così, quasi per caso, un rapporto di scambievole amicizia che verrà ulteriormente consolidato tra qualche giorno.
«Arriveremo a Vetto nel pomeriggio di oggi» spiega Parolini. «Ci sarà poi una cena in amicizia e domani andremo a visitare il caseificio locale che produce il Parmigiano Reggiano. In tarda mattinata, tutti in piazza per la degustazione di prodotti tipici dell’Appennino, il pranzo a base di pizzoccheri e la castagnata – prosegue Parolini -. Ci saranno anche una mongolfiera per vedere il paese dall’alto e un trenino panoramico, insieme ad una lotteria e momenti musicali».
Insomma uno scambio di tradizioni gastronomiche, per ora un “gemellaggio” tra gnocco fritto e pizzocchero, ma la storia insegna che i rapporti migliori si stringono spesso intorno ad una tavola imbandita. «Stiamo pensando da tempo anche ad altre iniziative per rinsaldare ulteriormente le relazioni tra le due Vetto. Ma il gemellaggio vero e proprio possono stringerlo solo i due Comuni di appartenenza, visto che la nostra è una frazione di Lanzada», fa osservare Luigi Parolini. Anche il nostro quotidiano sarà presente alla giornata per raccontare questo “Vetto Day” che unisce due regioni peraltro confinanti, molto distanti chilometricamente, ma avvicinate da un’amicizia che dura già da anni. Fonte: laprovinciadisondrio.it

Valmalenco: Valmalenco del ‘600 tra rinnovamento religioso e sviluppo economico

L’Ecomuseo della Valmalenco chiude quest’anno la sua programmazione 2018, in occasione del 400° della morte dell’arciprete di Sondrio Nicolò Rusca, con un ciclo di conferenze dal titolo “Nella Valmalenco del ‘600. Società, arte e fede tra rinnovamenti religiosi e sviluppo delle comunità di valle”.

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“Nella Valmalenco del ‘600 Società, arte e fede tra rinnovamenti religiosi e sviluppo delle comunità di valle” è il titolo del ciclo di conferenze che l’Ecomuseo propone in chiusura annuale 2018 di un programma che ha posto il secolo del Seicento in Valmalenco come punto di svolta nello sviluppo sociale, politico, religioso e artistico della Valle.
La Valmalenco, che fu definita “ricca come una dispensa e fertile come la Sicilia”, sarà protagonista nel primo appuntamento che si terrà a Chiesa in Valmalenco, venerdì 7 Dicembre, alle ore 20.45 presso la Sala Teca.
Relatrice dr.ssa Saveria Masa, lo sguardo d’insieme e, al contempo, l’attenzione al dettaglio sulle opere, che solo un bravo storico dell’arte sa interpretare, ci condurranno successivamente a conoscere chi e che cosa ha realizzato gli insigni monumenti architettonici ed artistici di quell’epoca in Valmalenco. L’appuntamento sarà a Lanzada per venerdì 14 Dicembre, alle ore 20.45, presso la Sala Maria Ausiliatrice.
Relatrice dr.ssa Francesca Bormetti, che chiuderà il ciclo di incontri il prof. mons. Saverio Xeres, celebre studioso della storia dei rapporti tra cattolici e riformati, che condividerà gli importanti esiti degli studi sulla storia religiosa della Valmalenco di quel tempo. L’appuntamento si terrà a Caspoggio, venerdì 28 dicembre, alle ore 20.45 presso la Sala Parrocchiale.
Gli appuntamenti saranno un’opportunità per conoscere più a fondo gli aspetti poco noti, talvolta inaspettati, di questo periodo storico della Valmalenco, legato per lo più a contesti molto noti per la loro drammaticità, come la morte sotto tortura di Nicolò Rusca, di cui quest’anno ricorre il 400°, la rivoluzione valtellinese, il passaggio di truppe, guerre e distruzioni e, soprattutto, il dilagare della peste.
Una proposta inedita per conoscere come si viveva nella Valmalenco di quell’epoca, mantenendo uno sguardo sulla Valmalenco di oggi, per individuarne le radici, comprenderne gli sviluppi e indirizzarne il futuro, nel rispetto della propria specificità territoriale. Programma: ecomuseovalmalenco.it

Valmalenco: Grand Hotel Malenco e la sua storia

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Nel giugno del 1903 moriva a Sondrio Francesco Vitali, promotore di Sondrio come centro turistico internazionale di cui la Valmalenco avrebbe dovuto rappresentare l’offerta d’alta quota. Con Andrea Albonico e l’avvocato Azzo Pesenti, il Vitali realizzò graziosi villini a Chiesa in Valmalenco che ben si intonavano con l’ambiente circostante. Si impegno per far giungere il telegrafo e migliorare la strada che serviva la valle, avendo in serbo anche un progetto di collegamento ferroviario tra il capoluogo e l’Engadina che avrebbe dovuto passare proprio per la Valmalenco.

Nel 1905 Enrico e Mario Vitali proseguirono l’opera del padre, costruendo alla periferia sud occidentale di Chiesa il magnificiente Grand Hotel Malenco, cuore di un grosso progetto imprenditoriale volto a portare in valle un turismo d’élite. L’edificio esternamente appariva rustico e massiccio, quasi a voler ulteriormente sottolineare l’eleganza e la sontuosità degli interni arredati da Battista Vitali. Perla della struttura era la luminosa sala da pranzo con oltre 200 posti e splendidi lampadari. Il successo fu grande e si rese necessaria la realizzazione di nuovi alberghi e ristoranti per l’accoglienza. L’economia del paese ebbe slancio e vitalità(Informazioni tratte da: Franco Monteforte, L’età liberty in Valtellina, Mevio Washington & Figlio, Sondrio 1988).

Dalla seconda metà del ‘900 la ricerca di qualità fu soffocata dall’ingordigia della speculazione edilizia più selvaggia che allontanò man mano i ricchi e appassionati frequentatori d’un tempo. Il simbolo di quest’epoca fu così chiuso e convertito in appartamenti. Il suo ricordo lasciato scivolare nell’oblio della modernità.

Il Grand Hotel Malenco nei primi del ‘900 si presentava come un’ottima costruzione in pietra, dal buon equilibrio architettonico, che richiamava lo stile liberty e s’inseriva armoniosamente nell’ambiente che lo circondava. Fonte e dettagli: ecomuseovalmalenco.it

Valmalenco: Croce del Pizzo Scalino in restauro

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La croce del Pizzo Scalino aveva bisogno di manutenzione. I volontari del Cai Valmalenco, la Protezione Civile, gli Alpini di Caspoggio e il Soccorso Alpino della Valmalenco l’hanno smontata e portata a Valle. Terminati i lavori di restauro tornerà sulla Cima del Pizzo Scalino come nuova.
Ringrazio Ersilio Bricalli che mi ha fatto avere la foto della pagina del giornale “ilGiorno” per poterla pubblicare…

Fonte: Quotidiano Il Giorno

Caspoggio: una mostra per ricordare Don Giovanni Gatti

Caspoggio ricorda con una mostra che si svolgerà dal 28 Luglio al 22 Agosto, la figura del sacerdote antifascista di Mandello del Lario Don Giovanni Gatti

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Al salone dell’Immacolata adiacente alla chiesa in piazza Milano nella parrocchia di Caspoggio, dal 28 Luglio al 22 Agosto, si svolgerà la mostra “don Giovanni Gatti. Un sacerdote antifascista mandellese”, dedicata a Don Giovanni Gatti, sacerdote antifascista di Mandello del Lario.
La mostra è a cura del Comune di Caspoggio e della Comunità pastorale delle parrocchie della Valmalenco ed e aperta al pubblico nei seguenti orari: tutti i giorni dalle ore 17.00 alle ore 19.00; Sabato e domenica aperta anche dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 20.30 alle 22.00.
L’evento è stato realizzato dall’ Archivio Comunale Memoria Locale di Mandello del Lario in collaborazione con la parrocchia San Rocco di Caspoggio e la parrocchia Sacro Cuore di Mandello.
Nella scorsa primavera era già stata esposta nel paese natale del sacerdote Mandello del Lario, l’esposizione è un viaggio basato su immagini originali ed i i “mondi” storici ed ecclesiali di don Gatti.
Un’occasione per scoprire la figura di un sacerdote che ha amato la sua gente, scriveva il primo Febbraio 1945 Vincenzo Ferrari, un giovane rifugiato antifascista, in una lettera a don Giovanni: “Ci vorrebbero tanti don Gatti …”. Fonte: valtellinanews.it

Lanzada: una targa in ricordo di Vittoria Ligari

Vittoria Ligari ha lasciato ampie tracce della sua arte adornando l’altare della chiesa di Ganda. Ricordarne l’opera è un doveroso tributo a lei e alla cultura valtellinese.

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Figlia primogenita del pittore valtellinese Pietro Ligari, e sorella di Cesare Ligari, sin dalla sua infanzia si affaccia al mondo della pittura seguendo le orme del padre, con il quale collaborò realizzando, per suo conto, diversi dipinti di pregio. Per questo motivo risulta difficile attribuirle diverse opere, in quanto non si riesce ad individuare dove termina la mano del padre e dove continua la mano della figlia. Legata al padre e poi al fratello, Vittoria, quando può agire in autonomia, offre prove di notevole livello, sia che si tratti di dipingere soavi Madonne sia quando le vengono commissionate grandi pale d’altare.
Si trova traccia di quanto da lei realizzato solo da fonti esterne e dallo stesso libro di famiglia, il cosiddetto Mastro N, custodito al Museo Valtellinese di Storia e Arte, redatto inizialmente da suo padre e in seguito dal fratello e da lei stessa.
L’unico dipinto che reca la firma di Vittoria è la pala di Ganda in Lanzada (Sondrio) del 1756, la cui vicenda risulta essere ben documentata nella corrispondenza avvenuta con il cugino Mottalini, parroco di quella città.[1]
Di Vittoria si sa poco e nulla e ci sono poche testimonianze riguardo alla sua vita.
Questo perché, essendo donna, ha dovuto ricoprire sempre dei ruoli marginali, relegata ad occuparsi dell’economia domestica familiare, badare al fratello e agli undici nipoti, svolgere incarichi di secondo piano, come intelaiare le tende seriche per coprire le nicchie delle statue mariane nei giorni feriali.

Fu una donna di carattere[4], con grandi doti di mediatrice (come confermano le cronache del tempo) e, pur di continuare a coltivare e praticare la sua passione artistica, ha rinunciato a sposarsi.
Muore a Sondrio nel febbraio 1783

Valmalenco: visite guidate “i luoghi della fede”

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Per il 400° anniversario della morte del beato Nicolò Rusca (1618-2018), arciprete di Sondrio e parroco della Valmalenco in una delle epoche più turbolente della storia valtellinese, torna l’appuntamento nelle antiche contrade per conoscere iI luoghi della fede in Valmalenco.
Sono passati 400 anni dalla morte del beato Nocolò Rusca, arciprete di Sondrio, un’opportunità per conoscere i luoghi più suggestivi della fede in Valmalenco. Le chiese parrocchiali malenche rappresentano infatti l’espressione del gusto artistico e architettonico dell’epoca in cui visse Rusca e furono edificati anche grazie alla importante attività pastorale che egli lasciò in eredità ai suoi successori.

Le visite guidate si svolgeranno con il seguente calendario:

mercoledì 18 Luglio ore 15 – chiesa parrocchiale di Lanzada;
mercoledì 25 Luglio ore 15 – chiesa parrocchiale di Spriana e chiesa della Madonna della Speranza;
mercoledì 1° Agosto ore 15 – chiesa parrocchiale di Torre di S. Maria;
mercoledì 8 Agosto ore 15 – chiesa parrocchiale di Caspoggio;
mercoledì 22 Agosto ore 15 – chiesa parrocchiale dei SS. Giacomo e Filippo Chiesa in Valmalenco.

Domenica 29 Luglio gli esperti del Servizio Glaciologico Lombardo condurranno alla visita guidata del sentiero glaciologico Marson, alla scoperta della nuova straordinaria terza variante. Il ritrovo è previsto per le ore 10 presso il rifugio Bignami (info@ecomuseovalmalenco.it).

Il sentiero nasce nel 1996 da un’iniziativa del Servizio Glaciologico Lombardo per avvicinare il pubblico agli ambienti glaciali del gruppo del Bernina, unico quattromila delle Alpi Centrali.

Permette di introdurre con consapevolezza escursionisti, visitatori e turisti alle peculiarità dell’ambiente glaciale. In occasione del suo ventesimo anniversario, alla luce delle profonde modificazioni dei luoghi dovute al ritiro glaciale, il sentiero è stato aggiornato e arricchito ed ora è costituito da tre percorsi. Fonte: valtellinanews.it

Valmalenco: le sue grotte sbarcano a Las Vegas

Le spettacolari immagini dello Scerscen protagoniste alla convention della Hexagon Geosystems. Un percorso virtuale consente una visita mozzafiato

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La Valmalenco è sbarcata nella città dove tutto è possibile, dove non si dorme mai e dove ogni cosa è spettacolo, divertimento ma anche, come in questo caso, scienza e ricerca scientifica: la Valmalenco è sbarcata a Las Vegas.
A farlo sono state le altrettanto spettacolari grotte dello Scerscen, durante la convention annuale della multinazionale Hexagon – Leica Geosystems, leader mondiale di strumenti e ottiche in ambito topografico. Gran parte del merito va al Rotary club di Sondrio che, con il suo contributo, ha permesso – nell’estate del 2017 – la realizzazione di spettacolari immagini in 3D delle grotte dello Scerscen. Con un laser scanner della multinazionale americana Hexagon Geosystems è stato realizzato un rilievo 3D delle grotte, un rilievo col quale si è potuto realizzare un percorso virtuale per permettere a tutti di “visitare” le grotte dello Scerscen. Scoperte tra gli anni ottanta e novanta, queste grotte si sviluppano all’interno di affascinanti complessi carsici e negli ambienti scientifici sono considerate di grande interesse geologico e mineralogico; tuttora si stanno svolgendo indagini per capirne l’origine.
A oggi, le grotte scoperte sono tre: la grotta del Veronica, scoperta da Gianni Bardeadi Lanzada, detto il “Veronica”, si sviluppa nel ramo principale per circa 150 metri; la “Tana dei Marsooi”, scoperta dai fratelli Mario e Carlo Salvetti, anch’essi di Lanzada, si sviluppa per circa 80 metri; la “Grotta Morgana”, scoperta da un gruppo di speleologi guidati da Mauri Inglese e Paola Tognini, si sviluppa per circa 350 metri. Una decina di giorni fa, durante la convention di Hexagon, sono state presentate al pubblico in sala e al mondo le ultime novità in materia di tecnologie informatiche; per intenderci, è stata una di quelle presentazioni che ci siamo abituati a vedere quando, per lanciare sul mercato un noto telefonino, viene organizzato uno spettacolo capace di attirare l’attenzione milioni di persone.
Ed è proprio così che a Las Vegas, in una delle città più famose del mondo, il presidente di Hexagon Geosystems Juergen Dold è salito sul palco e ha mostrato al pubblico in sala e al mondo le meraviglie della digital reality, grazie alla quale si possono realizzare video 3D proprio come quello delle grotte dello Scescen che, a un certo punto, sono comparse sul mega schermo, mostrandosi anche al pubblico americano in tutta la loro bellezza. Il video è disponibile sul canale You Tube di Hexagon e sul sito di Vigea – Virtual Geographic Agency (www.vigea.it), società che si è occupata della organizzazione logistica e della documentazione video per questo progetto. Fonte; laprovinciadisondrio.it

Valmalenco: Una perla attorno a «spaventevoli» montagne

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Il suo nome ha origine incerte. Può essere “testa stretta dall’acqua” (Malenga, dal celtico) oppure “fiume del monte” (Mallanko, dal pre-romano) oppure – forse l’interpretazione più precisa in concordanza alle antiche leggende – Val Malenga, cioè “intorniata da spaventevoli montagne”. Infatti attorno alla Valmalenco, una delle principali valli laterali della Valtellina, svettano cime altissime, che sfiorano i 4mila metri come il Pizzo Zupò (3.996 metri) e il Piz Roseg (3.937 metri) mentre il Monte Disgrazia e la Cima di Rosso si fermano rispettivamente a 3.678 metri e 3.369 metri. Percorsa dal Mallero, che a Sondrio si butta nell’Adda, la Valmalenco si incunea nelle Alpi Retiche e spacca di fatto in due le Alpi del Bernina lasciando a ovest i Monti della Val Bregaglia e ad est il Gruppo dello Scalino ed il Massiccio del Bernina.
La sua storia è stata soltanto lambita dai grandi eventi degli ultimi due millenni: il fattore più importante, che nei secoli attrasse nella valle eserciti, religiosi e barbari, è stato il Passo del Muretto, posto a quota 2.562 metri, che collegava i Grigioni (oggi Svizzera) con la Valtellina e la Pianura Padana. Per il resto, se oggi è un ricco bacino turistico, la Valmalenco ha un passato remoto ben più triste fatto di catastrofi (per lo più alluvioni del Mallero), peste (un’ondata tra il 1500 e il 1600 uccise 1000 persone su 2mila nella valle e 110mila su 150mila in tutta la Valtellina) e lotte religiose che portarono alla caccia alle streghe durante il periodo dell’Inquisizione e alle rivolte contro il dominio dei Grigioni. Dal 1500, infatti, la Valtellina era soggetta al cosiddetto Stato delle Tre Leghe (l’attuale Cantone dei Grigioni, che a quel tempo era alleato della Confederazione Elvetica pur non essendone ancora uno Stato membro).
Oggi, come detto, la Valmalenco è una delle principali “attrazioni” delle Valtellina, ricca di fauna e di flora protetta, è una valle che si sviluppa partendo da Sondrio e cambia ripetutamente volto: prima con i vigneti e i terrazzamenti tipici di questa zona, poi con un ambiente di media montagna, infine con un paesaggio tipicamente alpino che attira gli appassionati di trekking d’estate e di sci d’inverno. Fonte: ilsole24ore.com