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Film: “Sulle tracce della salamandra”

Il regista Pino Brambilla, Presidente della Commissione Cinematografica Centrale del CAI, ha realizzato questo importante documentario che racconta la storia dei minatori e delle donne che fin da giovanissimi, con grandi sacrifici e fatiche, erano impiegati nell’attività mineraria in Valmalenco, per quasi un secolo rivolta principalmente all’estrazione dell’amianto, minerale conosciuto nel medioevo col nome di “lana di salamandra”.

FILARE L’AMIANTO
Si deve a Candida Lena-Perpenti (nel ritratto), nata a Chiavenna nel 1764 dal padre medico Sebastiano Medina-Coeli oriundo di Lecco e da una Battistessa di Gordona, la riscoperta del sistema di filare l’amianto per farne abiti ignifughi per pompieri. Cominciò ad appassionarsi alle scienze naturali nello studio del padre, completando gli studi a Como.

fonte: vaol.it

Valanghe, in Valmalenco allestito un campo di addestramento alla ricerca

Lezioni gratuite per capire come muoversi in caso di pericolo.

Torna l’inverno e torna puntuale come ogni anno il tema valanghe: operatori e addetti ai lavori, come sempre, cercano in tutti i modi di educare al rispetto e alla prevenzione, ma non sempre le regole diffuse vengono rispettate. Ed ecco che, in Valmalenco, si è pensato al passo successivo: istituire un campo di addestramento per la ricerca in valanga.

fonte: vaol.it/it

Valmalenco: La leggenda di Prìmolo

Uno dei luoghi più ameni della Valmalenco è sicuramente il paesino di Prìmolo (m. 1247), sopra Chiesa. Nella genealogia fantastica dei luoghi di Valmalenco, Primolo, come Chiareggio, è figlio di Chiesa e Màllero, ed ha come nonni materni Valmalenco e Pizzo Scalino. C’è una leggenda molto nota legata all’origine del suo nome e centrata sul tema dell’amore impossibile, che consuma e che conduce alla morte. Amore e morte, motivo tipicamente romantico, consegnato ad una storia semplice e commovente.
La storia inizia sul versante retico opposto a quello di Valmalenco, dove Guglielmo, figlio del conte di Tarasp, si ribellò ai progetti paterni, che lo volevano sposo della castellana Edda Kofer, personaggio sinistro, in odore di stregoneria, sospettata di aver ucciso il marito. Non era tempi nei quali ci si potesse tranquillamente opporre alla volontà paterna, e Guglielmo dovette, quindi, fuggire, cercando riparo, al di qua del passo del Muretto, in Valmalenco, giungendo proprio a Prìmolo, per l’antica mulattiera del Muretto, di cui ancora oggi si può percorrere il tratto San Giuseppe-Primolo. Qui incontrò una gentile fanciulla, Mina, figlia di un contadino. Com’è facile prevedere, nacque fra i due un profondo amore. Trascorsero, così, mesi felici, ma la felicità non dura mai troppo a lungo. Le primule, legate alla leggenda di Primolo. Foto di M. Dei CasNel frattempo, infatti, era morto, consumato dal dolore per la fuga del figlio, il padre di Guglielmo, e la notizia era giunta fino a lui, suscitando un forte rimorso. Era combattuto fra il desiderio di rimanere con l’amata e da quello di tornare per rendere omaggio al padre. ( segue …….. qui….)

fonte: waltellina.com

Sci Club Valmalenco: “Sano agonismo per i nostri ragazzi.”

Lo Sci Club Valmalenco nasce nel 1947, con lo scopo di promuovere lo sci nella valle, sfruttando la naturale vocazione dei giovani della località malenca.
Fin da subito il sodalizio si impegna per crescere nella sua organizzazione, inglobando altre società, tra cui l’Unione Sportiva Vismara, sotto la guida di Umberto Vismara.
In pochi anni lo sci club diventa una delle più attive società a livello nazionale, organizzando campionati italiani di varie specialità nel corso della sua storia.
Nel 1956 l’Associazione Sportiva Valmalenco di fonda con lo Sci Club Lanzada dando vita ad un nuovo sodalizio che riprende la vecchia denominazione “SCI CLUB VALMALENCO”.

In tutti questi anni sono stati raggiunti ottimi risultati che hanno portato all’inserimento di alcuni atleti nelle squadre di comitato e del circuito di Coppa del Mondo. In particolare si citano Matteo Nana (oggi direttore tecnico e responsabile dello staff allenatori), Rachele Sonnino, Hilary Longhini che sono cresciuti agonisticamente proprio nello SCI Club Valmalenco. Non si possono dimenticare l’olimpionico di sci nordico Toni Schenatti e Aldo Trivella nel salto.

All’interno dello sci club è presente una importante sezione di Sci Nordico, guidata da Danilo Pedrotti, che ha saputo costruire in pochi anni un gruppo di atleti molto affiatati e competitivi, portandoli al conseguimento di importanti risultati a livello nazionale.

Attualmente lo Sci club Valmalenco è composto da circa 50 atleti nella specialità Sci Alpino e di altri 20 Atleti nello Sci Nordico.

Per approfondire la conoscenza del club visitate l’interessane sito www.sciclubvalmalenco.it

Lo sci club ha come finalità lo sviluppo dello sci alpino e nordico per tutti i giovani che frequentano la valle, seguendo i valori saldamente legati al rispetto dei principi sportivi: di lealtà ed impegno, per lo sviluppo fisico e morale dei partecipanti.

fonte: sciclubvalmalenco.it

BIANCO NATALE

Dal 24/12/2010 – al 26/12/2010

Chi non ha mai sognato di trascorrere il Natale in montagna? Grazie alle abbondanti nevicate che rendono il paesaggio candido e fiabesco il Consorzio Turistico Sondrio e Valmalenco ha studiato un’offerta originale per i giorni di Natale.

Sciare con Babbo Natale e i suoi folletti, consumare ghiotti dolcetti per piccini e non solo, scartare i regali di Natale e cenare con ottimi piatti valtellinesi.

fonte: sondrioevalmalenco.it

ulteriori informazioni: info@sondrioevalmalenco.it

Valmalenco: “La pietra verde dei ‘lavècc’ “

La pietra ollare detta anche la pietra dei ‘lavècc’, che già Plinio il Vecchio cita nella sua Naturalis Historia, proprio in riferimento alla Valtellina, cominciò ad essere lavorata in epoca remota.La pietra ollare è una formazione rocciosa di colore verde opaco, molto tenera e quindi facilmente lavorabile specie al tornio.
Il nome ollare deriva dal latino “olla” col significato di pentola, contenitore di olio.
In Valmalenco e in Valchiavenna si possono trovare ancora una decina di cave di pietra ollare, alcune abbandonate altre parzialmente in attività.

fonte: valtellina.it

Orso in Valmalenco

Un orso, avvistato alcune settimane fa in Valmasino, è stato immortalato da una fototrappola a raggi infrarossi posizionata nei boschi di Arcoglio, in Val Torreggio, nel territorio comunale di Torre Santa Maria (Sondrio),
dagli agenti della Polizia provinciale capitanati dal comandante Maurizio Frenquelli.
L’orso è stato ripreso mentre era intento a mangiare nel bosco.
Non dovrebbe esserci comunque nessun pericolo per le persone, poichè l’orso solitamente si comporta in modo schivo e timoroso e preferisce evitare l’uomo.

fonte: cronacalive.it

Intervista all’autore di “27 agosto a Campo Moro”

Riprendiamo la presentazione del nuovo romanzo di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi http://www.invalmalenco.it/2010/08/romanzo-ambientato-in-valmalenco/

L’autore, il Milanese Sergio Roedner, ha accettato di concederci una breve intervista.

Da cosa nasce l’idea di ambientare il romanzo in Valmalenco?

Ho ambientato il romanzo in Valmalenco perchè la conosco fin da bambino e perché le dighe (delle quali ho assistito alla costruzione) hanno sempre esercitato su di me un fascino non privo di una certa inquietudine!

Allora conosci la valle da molti anni?

Nel triennio 1959-1961 ho passato le vacanze coi miei genitori in una casa di Vassalini di proprietà di Matilde Pedrolini, e ci sono tornato molte volte negli anni 80, questa volta alla Locanda Vassalini. E’ proprio ai primi anni 80 che risale la prima stesura del romanzo, rivisto e pubblicato quest’anno. Frequento tuttora la Valmalenco, dove sono ospite fisso dell’Edelweiss di campo Franscia.

E’ importante l’ambientazione per lo svolgersi della narrazione?

L’ambientazione è fondamentale nel romanzo perché crea un contrasto tra la bellezza della natura incontaminata e la follia distruttrice di un gruppo di terrotisti; è inoltre uno scenario ideale per le “peripezie” dei protagonisti alla ricerca della salvezza e della verità sui loro rapporti.

Sono riconoscibili le località della Valmaelnco?

I luoghi nel racconto sono riconoscibilissimi e descritti con buona precisione (tenendo conto che non sono un montanaro): in particolare parte della vicenda si svolge sul percorso dal Rifugio Cristina a Piazzo Cavalli.

Quali sono le tue precedenti esperienze di scrittore?

Ho pubblicato l’Orologio di Armin (Marinotti editore), una storia della famiglia di mio padre all’epoca delle persecuzioni razziali, e Il piombo e l’anima  (Atì editore) un romanzo ambientato a Milano durante le seconda guerra mondiale.

Qualche altra notizia su di te?

Sono insegnante, istruttore di karate e (non a tempo pieno) scrittore. Oltre ai tre libri di cui vi ho parlato, ho pubblicato tre volumi sul karate, l’ultimo dei quali (Karate per la sopravvivenza) curiosamente contiene anch’esso un capitolo dedicato alla Valmalenco.

Nel ringraziare Sergio per le informazione che ci ha fornito, pubblichiamo un brano del capitolo del volume “Karate per la sopravvivenza” citato:

……. Lo scenario da me prediletto per le mie passeggiate estive (recentemente ribattezzate trekking!) è la Valmalenco, una convalle della Valtellina, negli anni ’60 meta popolare dei vacanzieri milanesi, oggi un po’ decaduta dal suo rango a vantaggio di località più esotiche. Per chi frequenta la Valmalenco, allora come oggi, l’escursione per eccellenza è quella ai rifugi Carate (la quasi omonimia con l’arte marziale è del tutto casuale) e Marinelli-Bombardieri, a 2600 metri di quota.
Non ci sono difficoltà alpinistiche di rilievo, ma la salita dal fondovalle al rifugio Carate è piuttosto aspra nella prima parte ed esasperante nella seconda, a causa del succedersi di valloncelli che fanno scomparire e riapparire il rifugio, dando sempre l’illusione di essere prossimi alla meta. Dal Carate alla Marinelli c’è poco più di un’ora, inizialmente in piano, ma nella mezz’ora finale l’impressione è quella di dare la scalata a una fortezza intagliata nella roccia, ed ogni gradino costa sudore e fatica.
Premesso questo soprattutto con l’intento di impressionare i lettori con la durezza dell’impresa, ammetto volentieri che, come nel caso più famoso dell’ascensione di Francesco Petrarca al Monte Ventoux, alla Marinelli salgono tranquillamente tutti, compresi anziani e bambini. C’è in molti di loro un sogno più grande: quello di compiere un giorno il circuito completo, che prevede il ritorno attraversando la vedretta di Caspoggio, un ghiacciaio tranquillamente transitabile nella bella stagione, e passando dal rifugio Bignami. ……

fonte: ilmiolibro.it